Che tragedia
quel meteorite
in Siberia


di FRANCO MARCOALDI

Roma viene investita da un'esplosione pari a quella di mille atomiche del modello sganciato su Hiroshima. Ma non si tratta di una deflagrazione nucleare: si pensa dunque a un'asteroide, o a qualche altro misterioso corpo cosmico.
Di certo i danni sono stati impressionanti: centinaia di migliaia di morti e la città antica rasa al suolo...
Comincia così, con un sinistro prologo fantascientifico, il lungo viaggio storico-scientifico (e geografico) di Nanni Riccobono in un'area sperduta della Siberia centrale (Tunguska) dove al contrario, il 30 giugno del 1908, avvenne davvero qualcosa di simile. Grazie a Dio i morti allora furono pochi o punti, ma l'esplosione si rivelò comunque devastante, visto che distrusse duemila chilometri quadrati di foresta, e che l'intero nord Europa fu pervaso da un'inspiegabile luminescenza notturna.
Il primo a occuparsi seriamente della faccenda fu, vent'anni dopo, il geologo russo Leonid Kulik, anche se non riuscì mai a trovare gli elementi sufficienti per suffragare la sua ipotesi: impatto violento di un grosso meteorite. E proprio il perdurare di quell'enigma irrisolto finì per alimentare le ipotesi più fantasiose. Fino a quando, negli anni novanta, si recò in loco una spedizione italiana, guidata dal professor Giuseppe Longo: è a lui, e alla sua incredibile avventura nella taiga, che è dedicata la seconda parte del libro. L'intera storia, piuttosto inquietante, è ancora aperta.


Pubblicato su La Repubblica, 8 Maggio 2000.