Nel luglio 1994 la cometa
Shoemaker-Levy 9 precipito' su Giove, disintegrandosi nelle dense nubi
dell'alta atmosfera del gigantesco pianeta. Lo stesso anno, il Dipartimento
della Difesa degli Stati Uniti rese pubbliche le registrazioni effettuate
nel periodo 1974-1992 da parte dei satelliti militari per il rilevamento
tempestivo del lancio di missili balistici intercontinentali. L'interesse
scientifico per questi dati consiste nel fatto che i satelliti avevano
registrato le esplosioni di meteoroidi in atmosfera (airburst):
nell'arco di tempo considerato, furono registrati ben 136 airburst con
energia superiore a 1 kton (kiloton: energia equivalente a mille tonnellate
di tritolo). Tuttavia si pensa che questo numero sia almeno 10 volte maggiore,
perche' i satelliti americani non coprono tutta la superficie terrestre.
Questa serie di eventi risvegliarono, sia nel mondo scientifico, sia presso il pubblico, l'attenzione per il fenomeno degli impatti di corpi cosmici sulla Terra, evento considerato spesso trascurabile o romantico, come la pioggia di meteore nella notte di San Lorenzo, oppure da guardare come qualcosa proprio di epoche remote, come l'impatto che estinse i dinosauri 65 milioni di anni fa. Il rinnovato interesse per il problema degli impatti ha riportato in primo piano uno dei piu' affascinanti e stimolanti enigmi che la scienza conosca: l'evento Tunguska. Il 30 giugno 1908 poco dopo le 7 del mattino, ora locale, qualcosa esplose a circa 8 kilometri sopra la taiga' siberiana, nelle vicinanze del fiume Tunguska. L'esplosione fu osservata piu' luminosa del Sole fino a circa 500 km di distanza e il boato fu udito a oltre 1200 km. Le onde di pressione furono registrate dalle stazioni meteorologiche di Copenhagen, Berlino, Zagabria e Greenwich, tanto e' che si discusse accanitamente sull'origine di queste onde anomale al congresso della British Meteorological Society del 1908. Tuttavia, fu solo nel 1927 che fu possibile collegare i due eventi, dopo che lo scienziato russo L. Kulik si era avventurato nella foresta siberiana per cercare di capire cosa fosse successo quel giorno di 19 anni prima. Kulik fu il primo uomo a raggiungere la zona dell'esplosione, perche' in tutti quegli anni nessuno dei cacciatori nomadi del luogo aveva osato mettervi piede, terrorizzato dalle leggende sorte intorno allo spaventoso evento. A distanza di 19 anni lo spettacolo che si presento' agli occhi di Kulik fu decisamente impressionante, tanto e' che fatico' non poco a mantenere disciplinati i portatori, atterriti da cio' che vedevano mano a mano che si inoltravano nella foresta. A conti fatti, oltre 2150 kilometri quadrati di taiga' furono abbattuti o sradicati e, di questi, 1000 kilometri quadrati in prossimita' dell'epicentro erano carbonizzati.
Negli anni che seguirono gli studiosi di tutto il mondo si interessarono all'evento, cercando di trovare una teoria che spiegasse tutti i fenomeni osservati. La guerra fredda non aiuto' certo gli scambi di informazioni e finirono quindi per formarsi due ipotesi: quella russa, che propendeva per una cometa, e quella americana, secondo cui si tratto' dell'impatto di un asteroide.
Solo nel 1996 si tenne a Bologna la prima conferenza internazionale, in cui russi e americani si poterono incontrare per discutere di questo evento. Furono presentati 27 contributi da scienziati provenienti dai paesi dell'ex Unione Sovietica, 15 dall'Europa, 11 dagli Stati Uniti, 1 dal Giappone e 1 dal Brasile. I sommari dei contributi sono disponibili in linea, mentre una selezione dei contributi, in versione estesa, e' stata raccolta in un numero speciale della rivista internazionale Planetary and Space Science (n. 2/3, 1998). Tuttavia, la soluzione definitiva dell'enigma ancora non c'e'.
Bologna, 6 Maggio 1999